Enrico Miceli (Cosenza, 1980) è scrittore, autore di satira, sceneggiatore. Da giornalista ha scritto o scrive per Il Garantista, Linkiesta, La Provincia di Cosenza, Linus, Donna Moderna, Granta e molte altre testate. Di suo, in libreria trovate Humus (Castelvecchi), un romanzo feroce che scava nel mistero del Migliore dei Mondi Possibili: quello del male inestirpabile e, anzi, direttamente proporzionale al progresso della civiltà; l’e-book Proprio come la guerra, ambientato nella Spagna di Francisco Franco, e una vasta produzione di narrativa breve disseminata in riviste letterarie e raccolte di racconti. Che si tratti di satira abrasiva, descrizione giornalistica o narrativa di ‘fiction’, quella di Miceli è penna acuminata cui non sopravvivono le ipocrisie e il ridicolo tutto speciale della nostra contemporaneità. Continua a leggere
Archivi annuali: 2019
Questionario proustiano sulla scuola #22. Emidio Tribulato: “L’istruzione rispetti i bisogni dei minori” – pubblicato su Barbadillo.it
Emidio Tribulato (Carlentini, 1943) è medico, neuropsichiatra e psicologo, già direttore del centro AIAS di Milazzo, e si occupa da anni dei problemi delle coppie, delle famiglie e dei bambini. A Messina ha fondato il Centro Studi Logos, un centro di ricerche psicopedagogiche che propone metodi educativi d’eccezione e si prefigge di lenire i disagi infantili aiutando in maniera gratuita i più piccoli e le famiglie. L’analisi di Tribulato sui problemi del presente (Mondo affettivo e mondo economico, Uomini e donne al bivio, Il bambino e l’ambiente, L’educazione negata) è lontana dai preconcetti edulcorati sul mondo contemporaneo e sul progresso, che ha trasformato quella che poteva essere la società del benessere nella ‘società del malessere’ (cfr. L’educazione negata). Molti dei disturbi che si avvertono nelle classi scolastiche e degli scompensi sempre più estremi del periodo adolescenziale sono il risultato di quelle rivoluzioni (o involuzioni) tanto agognate. Il primo passo verso la cura è più semplice di quello che si possa pensare. È riposto in quelle differenze di cui siamo ansiosi di sbarazzarci. Dobbiamo ridare posto alla vicinanza, al pudore e alla grazia femminili, da un lato, alla fermezza, al coraggio e all’energia maschili dall’altro. Sono le polarità sane e indispensabili che sempre hanno sorretto il mondo e sempre lo terranno in equilibrio. Continua a leggere
Questionario proustiano sulla scuola #21. Oscar Farinetti: “Le persone contano più delle cose”
Ha la passione dell’Italia da nord a sud, passando per le isole, e in tutti i sensi: ama il bello dell’arte e della cultura, il buono del cibo e della natura, le sfumature di un’estetica che ci viene invidiata in tutto il mondo. Per questo Oscar Farinetti (Alba, 1954), dopo l’esperienza in Unieuro, nel 2004 ha fondato Eataly, il più originale esperimento imprenditoriale dedicato alle specialità della nostra penisola. Eataly presenta e distribuisce, valorizzandoli, molti prodotti tipici delle regioni italiane, con un approccio quasi antimoderno. Si esaltano la percezione, l’attenzione, la naturalezza. La rarità, la lentezza. Si va contro le alterazioni come gli Ogm. Farinetti lo racconta in un libro, Coccodé (Giunti, 2008), presentando la particolare strategia comunicativa alla base della catena. Alle sue passioni, che immediatamente dopo il cibo e il vino sono l’imprenditoria e la creatività, il padre di Eataly ha dedicato diversi interventi televisivi e numerosi altri testi: Sette mosse per l’Italia, Nel blu, Storie di coraggio, Ricordiamoci il futuro. L’ultima sua pubblicazione è Quasi (La nave di Teseo, 2018).
La scuola di oggi riesce a dare agli studenti gli strumenti per affrontare le necessità di questo tempo? È ora di riformare radicalmente i suoi programmi? Partendo da cosa?
Non sono uno specialista sulla Scuola e neppure conosco i programmi attuali. Dunque le fornirò risposte generiche che derivano dalla mia esperienza; veda lei se le saranno utili. Non ho una visione negativa della scuola italiana. Naturalmente qualcosa andrà cambiato, come in ogni istituzione, per essere all’altezza dei tempi.
Questionario proustiano sulla scuola#20. Galimberti: “I giovani afflitti dal nichilismo” – pubblicato su Barbadillo.it
“I giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui.
Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obsoleti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché questa intensità procuri gioia, ma perché promette di seppellire l’angoscia che fa la sua comparsa ogni volta che il paesaggio assume i contorni del deserto di senso.” È così che inizia L’ospite inquietante, celebre libro che Umberto Galimberti ha dedicato ai giovani e al loro male di vivere modernissimo, che non riesce a essere placato, a meno di non cambiare radicalmente rotta. Filosofo, sociologo, psicanalista, professore, editorialista, Galimberti ha concentrato le sue riflessioni su temi come la società, l’economia, le relazioni, l’amore, il sacro, i rapporti tra scienza e fede, il corpo. Il suo ultimo libro è La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo (Feltrinelli, 2018) dove insegna ai ragazzi (ma anche ai genitori) l’arte di riprendere in mano il proprio tempo, aiuta a sciogliere quel cinismo, quella disillusione, quell’indifferenza che la società di massa ha contribuito a costruire intorno al loro cuore e a liberarlo, finalmente, per scoprire la sua passione – cioè il suo destino.
Questionario proustiano sulla scuola #19 – JACOPO DE MICHELIS. Insegna più la scuola o la lettura? – pubblicato su Barbadillo.it
Traduttore, curatore e consulente editoriale, Jacopo De Michelis ha insegnato narratologia presso la NABA di Milano. Ma è soprattutto coordinatore della narrativa di Marsilio, storica casa editrice di Venezia, nata nel ’61 in onore del filosofo e giurista ghibellino Marsilio da Padova da un gruppo di ex studenti dell’Università per alimentare il dibattito culturale e politico nell’Italia delle riforme e delle rivoluzioni imminenti. Da quegli anni le cose sono molto cambiate: la vita quotidiana, la famiglia, la politica, i giovani, la scuola. Il libro, che di giorno in giorno subisce la concorrenza di cento nuove applicazioni e mezzi digitali per informare, comunicare, divertire e distrarre, il libro, a suo modo, è rimasto se stesso. Raccontare è un piacere antico, ma potrebbe diventare raro. In che modo, in un mondo sempre più impalpabile e irrefrenabile, sempre meno in sé e sempre più sul cloud, la scuola può dare radici alle passioni, nutrimento ai talenti, ed essere alleata di chi fa cultura, aprendo mondi sull’intemporale della letteratura?
La scuola di oggi riesce a dare agli studenti gli strumenti per affrontare le necessità di questo tempo? È ora di riformare radicalmente i suoi programmi? Partendo da cosa?
Per quanto riguarda specificamente il nostro campo, cioè quello dell’editoria libraria e quindi delle competenze e attitudini di lettura, la scuola non fa probabilmente abbastanza. Ci capita spesso di osservare delle statistiche sulle abitudini di lettura, da cui si rileva che mentre i bambini e ragazzini più piccoli si dedicano ancora abbastanza ai libri, c’è una sorta di crollo dell’indice di lettura nell’età corrispondente alla scuola superiore, che poi in parte viene recuperato e in parte no. La mia impressione è che ancora oggi, nella scuola, la lettura venga intesa e veicolata come un dovere e uno strumento per apprendere nozioni, non come piacere, arricchimento personale, metodo di approfondimento. Non c’è in modo sistematico un’educazione o un lavoro di incoraggiamento in questo senso. Lo studente legge per studiare. È quindi difficile che in questo contesto si crei e alimenti un amore per i libri. Di solito è un percorso esterno alla scuola quello che porta alcuni giovani a diventare degli appassionati lettori.