Distesa così, da Piacenza fino al mare, l’Emilia Romagna è come una bella donna sorridente e appagata, che ha tutto per essere felice.
Ricca di frutti e piaceri, celebra la vita anche nei momenti più ordinari dell’anno e per lei le feste non sono altro che un giorno normale elevato a potenza, un gradino in più di grazia e delizia rispetto al consueto.
A dicembre, l’Emilia non nota la luce che cala, ma si inonda di fuochi. Da tempi antichissimi, qui, la sera della Vigilia di Natale il capofamiglia prende un grande ceppo di quercia e lo accende nel camino accompagnandosi con un Padre Nostro. Illuminati dalla fiamma che si apre nel buio, dopo la cena di magro, tutti i familiari aspettano insieme la messa di mezzanotte. Si scaldano scambiandosi racconti, cantando e giocando, oppure fanno, come una volta, l’arimblén, una pesca oracolare che dà indizi sull’anno nuovo.
Allo scoccare di mezzanotte, gli emiliani che rispettano le tradizioni escono in strada, ma senza chiudere completamente la porta. L’uso vuole che, oltre l’uscio, si lascino tre sedie libere vicino al fuoco, un omaggio simbolico a Gesù, Giuseppe e Maria per il loro andare miracoloso nel freddo della notte, un invito al ristoro e al calore. Continua a leggere