Dimenticate l’impero del nero, che ha dettato legge per decenni. Dimenticate i vestiti-divisa, tutti uguali. Smettetela di obbedire alle mode. Costruitevi la vostra.
L’età che stiamo vivendo è il rinascimento del colore, una riscoperta della forza insita in ciascuno e un ritorno agli entusiasmi cromatici che hanno da sempre contraddistinto le nostre tradizioni. E lo è anche grazie a lei, Rossella Migliaccio, consulente d’immagine che ha portato in Italia l’armocromia, scienza del colore applicata all’estetica.
Rossella è la maga in grado di trasformare anatroccoli neutri in magnifici cigni variopinti, facendo emergere la bellezza particolare di ciascuno. Come un artista, conosce alla perfezione le caratteristiche dei colori e, attraverso un attento metodo d’analisi, individua quelli migliori per ogni persona. Perché l’insieme delle tinte giuste (la cosiddetta palette di colori amici) mette in rilievo la luce individuale, cancellando difetti e imperfezioni, tanto quanto i colori sbagliati possono mortificare, oscurare, invecchiare. Non a caso, l’armocromia è da sempre utilizzata dalle costumiste di Hollywood per caratterizzare i personaggi, esaltare i loro momenti di gioia o rendere ancora più credibile il dolore.
Ha insegnato presso il Politecnico di Milano e la Business School del Sole24Ore; Rossella è poi fondatrice dell’Italian Image Institute di Milano, che si occupa di formazione e consulenza, e anche autrice di quello che è diventato un caso editoriale, il libro Armocromia (Vallardi), in cui racconta la sua materia con abbondanza di dettagli pratici. È una star dei social: la sua pagina Instagram, dove dispensa consigli e dà dritte armocromatiche, è frequentatissima.
La moda e il colore sono un modo per raccontare se stessi e l’epoca storica che si sta vivendo. Perché gli ultimi anni hanno visto una predominanza di colori spenti e cupi?
La moda è davvero specchio della società: i colori comunicano e rappresentano i trend generali. Ecco perché ogni periodo ha la sua palette di colori. Gli anni ‘60 e ’80, per esempio, in quanto periodi di boom economico e sociale, hanno visto una diffusione dei colori molto accesi, caldi, fluo e delle fantasie optical. Gli anni ’90, invece, sono stati più austeri, con una predominanza di grigio, tortora, beige. L’austerità del colore va di pari passo con le crisi che si vivono.
Cosa ti piace raccontare attraverso il colore?
Il colore rappresenta vita e vivacità. E ha un effetto benefico anche sull’umore. Quando siamo colorati abbiamo un aspetto più positivo, sia di fronte a noi stessi che a chi ci osserva. Del colore poi mi piace molto il fatto che possa diventare uno strumento per scoprire e rivelare la nostra unicità. In un mondo in cui tutti devono seguire le tendenze e acquistare le stesse cose, ci consente in modo semplice di coltivare e valorizzare quello che davvero siamo.
Che cos’è la bellezza?
La ricerca del bello è antropologicamente insita nell’essere umano. E la nostra immagine è certamente uno strumento di comunicazione potente. Ma la bellezza è come la felicità, arriva quando si smette di cercarla con ossessione. Le persone fissate con il concetto di perfezione estetica – soprattutto quella che ci viene imposta dai mezzi di comunicazione -, anche se oggettivamente molto belle, non riescono a tirare fuori la loro piacevolezza. Chi invece smette di cercarla con ansia può finalmente scoprire la propria luce autentica e valorizzare le proprie migliori qualità.
Che cosa pensi del “non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”?
Io sostengo il “non è bello ciò che è bello. È bello ciò che ti rende bello”. Perché non esiste un colore o un abito che stia bene a tutti. E nemmeno un colore brutto in assoluto. Invito quindi a scoprire le proprie caratteristiche, più che affidarsi a trend e direttive esterne.
Cosa pensi del rapporto tra estetica e nuovi media?
Lo trovo interessante. Mi piace il filone che si sta sviluppando dell’inclusività del bello, che comporta canoni estetici più morbidi ed esalta la diversità, senza modelli stereotipati di riferimento. Dei social mi piace anche il fatto che piano piano si stiano delineando altre figure di riferimento, che danno molti contenuti. Imenjane, per esempio, è una giovane donna che su Instagram parla di economia e politica internazionale, con voce fresca e grande competenza.
Ci racconti un episodio off della tua carriera?
Coincide proprio con il momento in cui, più o meno un anno fa, ho iniziato a raccontare sui social la mia attività. Attraverso la mia rubrica di domande e risposte ho cominciato a dare consigli a chiunque me li chiedesse. Quello è stato l’episodio che ha segnato una svolta nella mia attività, perché attraverso i social sono riuscita a dare una notorietà davvero inaspettata al mio lavoro, all’armocromia e a tutto quello che faccio da dieci anni.