Era chiaro che sarebbe finita così, da quando il primo maschio si è guardato allo specchio e ha deciso che aveva bisogno di un po’ di crema per il contorno occhi.
Il nuovo uomo forte dell’Europa ha sorriso smagliante, smalto perla sulle unghie e capelli platino, e alla notizia della vittoria esclama elegantemente ‘magnifique’.
Come un vero eroe si è battuto contro tutto e tutti, in nome di un ideale più grande di lui, e dalla sua ha potuto contare sulla famiglia (come nelle saghe antiche): un padre, Jean-Marie, fondatore del Front National, una nipote bella e giovane, più simile a una principessa, che milita, e insieme a lei ora vince, nello stesso partito.
Senza troppo bisogno di quote rosa, di mariti che facciano le mamme, di capelli tagliati a spazzola e voci baritonali da travestiti, Marine e Marion Le Pen sono i due nuovi eroi dell’Europa irregolare che per una volta, finalmente, non ha voglia di finire nel baratro e nuota verso la superficie.
Era chiaro che sarebbe finita così, da quando certi uomini hanno cominciato a concentrarsi su problemi come voler essere anche loro, un giorno, capaci di partorire; era chiaro che sarebbero state delle femmine a conservare un po’ di buon senso e a tornare alla tradizione delle amazzoni e delle valchirie per salvare in corner le cose – ma penso che a voi, sorelle femministe di Francia e dintorni, qualcosa non torni. Sbaglio, o il gesto della vagina vi si è incantato a mezz’aria?
Credo che queste due bionde vi abbiano precipitato in un bell’imbarazzo, perché, non si può negare, sono l’emblema della vittoria del potere e delle qualità femminili sul sistema. Sono belle, come si è detto, sono giovani (soprattutto Marion, che di anni sta per compierne 26) sono forti e si sono realizzate – molto di più di qualsiasi donna-manager possiate prendere come riferimento. Però sostengono, anzi sono a capo di, un partito che non vuole organizzare girotondi di accoglienza insieme ai bravi rifugiati-politici-minori-non-accompagnati-di-trentasei-anni, vuole reintrodurre, all’occorrenza, la pena di morte e uscire decisamente dall’euro. E, di sicuro, non profonderanno le loro energie a favore dei matrimoni gay, del diritto di ciascuno di cambiare sesso, dello scopare in giro per “scoprire la propria sessualità” e non fanno fantasie erotiche sui più o meno giovani musulmani che bazzicano le strade di Parigi. Anzi: Marion, se eletta, taglierà le sovvenzioni alle associazioni di pianificazione familiare, che ‘banalizzano l’aborto’.
Vi vedo, con quel segno della vagina sospeso, sempre più triste, che mette un sacco di melanconia, perché dovete riconoscerlo: il problema è che queste due donne sono molto più profondamente, intelligentemente, femministe di voi. Il loro femminismo è il cercare il bene vero della donna e dell’uomo, di cercare di rendere il loro paese un posto dove, un giorno, si potrà ricominciare a fare figli senza pensare che all’asilo arriveranno dei figuri a chiedere loro se si sentono più maschi o femmine; senza pensare che, da adolescenti, verranno fermati e stuprati alla metro da uno sconosciuto che non hanno nemmeno visto in faccia; che da adulti non troveranno lavoro perché tutti gli uffici saranno occupati da cinesi, indiani, turchi, malesi e sudafricani, e che agli ospedali, dal dentista o in piscina, potranno ammalarsi di malattie sconosciute portate da non si sa dove e curate non si sa come. Marine e Marion, lungi dall’essere delle cripto-lesbiche, non vogliono fare i maschi, ma solo ritrovare i maschi. Non vogliono la libertà di poter sbagliare, ma quella di poter costruire, finalmente, qualcosa di buono e sano, in questo mondo svenato e drogato di idiozie, di mettere il disinfettante sulle ferite del loro paese affinché possano guarire il prima possibile e possa ricominciare, dopo tanto, a camminare, a correre in una direzione.
Le ore passano, e la vittoria delle Le Pen si fa sempre più decisa. La grande domanda ora non è più quali percentuali troveremo scritte sulle prime pagine dei quotidiani, ma piuttosto che cosa scriverete voi, adesso, sui vostri giornali. Come commenterete? Farete quelle che non si sbilanciano o quelle che sono felici per loro però non approvano? Quali riferimenti aulici tirerete fuori? Quali versetti sessantottini? Che ruga d’espressione cercherete di nascondere, senza successo, tra le righe?
Ma per fortuna, sorelle, in Francia c’è anche Carla Bruni. Vedrete, care, che ascoltando qualcuno dei suoi morbidi arpeggi di chitarra, magari osservando una romantica coppietta gay sotto la Tour Eiffel, intingendo un macaron in un bicchiere di vino, l’ispirazione saprà tornare.