Sui social le veterofemministe prendono il pezzo che annuncia il grande evento, lo condividono a manetta, se lo palleggiano neanche fosse un bel maschio di vent’anni, mentre le social media manager della pagina facebook della celebrità in questione si slanciano in meraviglie di ipocrisia digitale tipo: “Barbie sta dando inizio a un nuovo capitolo ed esplorando nuove possibilità”. Allora poi è chiaro che prendi un respiro, apri l’articolo, ingrandisci la foto e ti cascano le braccia: anche la Barbie è stata data in pasto al buonismo progressista ed ecco che la Mattel annuncia festante bambole di 3 nuove corporature, 24 nuovi ‘hairstyle’, 22 mix di colori tra occhi e capelli e, soprattutto: Curvy, Tall e Petit, ovvero la Barbie taglia forte, la spilungona e la bassina. “Le nostre bambole riflettono una visione più ampia della bellezza” continua a ripetere infervorata la social media manager di Barbie a chi fa i complimenti sulla pagina.
Un altro mattoncino che crolla e rotola verso tutti gli altri laggiù, accumulati insieme, dell’accoglienza, dell’adozione gay, del non-sono-razzista-ma.
Siccome però non mi piace avere pregiudizi, le ho guardate, le nuove creature, me le sono proprio studiate. Non che siano brutte, eh. È il principio che urta. Il fatto che adesso anche la Mattel si sia piegata a novanta e abbia partorito la novità buonista.
Così le ragazzine avranno una visione più sana del proprio corpo, dicono, ci saranno meno anoressiche e più pace e felicità nel mondo, magari spariranno il freddo e il caldo e resteranno solo le mezze stagioni, si farà l’amore ognuno come gli va, come cantava Lucio. E noi idioti che credevamo che per fare una rivoluzione ci volesse qualcosa di più.
Il guaio è che quando incominci a dare un’unghia finisci per farti prendere il braccio – anche se, di questi tempi, arriverebbero fino all’inguine, con una bella operazione per farti cambiare sesso.
Se partiamo dal principio che le bambole debbano rispecchiare la società e così far sentire a proprio agio tutti quanti, allora non possono andar bene le mezze misure, ragazzi, bisogna essere decisi, tetragoni, creativi, andare fino in fondo.
Perciò, visto che tra qualche tempo queste Barbie ‘umane’ già non andranno più bene, perché saranno ancora troppo carine per i gusti di qualcuno, e si reclamerà la Barbie brufolosa e con gli occhiali per l’adolescente e la Barbie con i denti gialli per chi è drogata di caffè, accettate un suggerimento e portatevi avanti. Stupiteci. Vista la diffusione delle problematiche del sonno, credo che pensare a una Barbie con occhiaie, palpebre gonfie e faccina un po’ smunta sia indispensabile, che dite? Poi passerei alle Barbie incidentate: quelle col piede grosso, con la frattura esposta, con l’abrasione, la scottatura, i punti, il cerottone a vista, da far seguire immediatamente dalle Barbie asimmetriche, quelle con disturbi tipo la scoliosi, la cifosi, la lordosi, i problemi all’anca e al ginocchio e quelle con l’ernia, che poverine non si possono muovere per cui dovrete trovare delle soluzioni per i minimi spostamenti. La Barbie gialla con problemi di fegato. La Barbie bianca anemica. La Barbie viola con lo shock anafilattico. La Barbie nana.
E poi slanciatevi, sbizzarritevi, fatto trenta fate trentuno: metteteci la forfora, i capillari in rilievo, la cellulite, le smagliature, i nei, la psoriasi, gli angiomi, i nodi nei capelli, e perché non le mestruazioni e magari anche il cattivo odore sotto le ascelle e l’alito pesante e… E mi fermerei qui perché sono delicata di stomaco.
Insomma, volevo dirvi che dopo che ci avrete inserito tutte le schifezze diffuse per l’orbe terraqueo, e le vostre nuove Barbie saranno più simili al Gobbo di Notre Dame e a Gollum che a delle attrici di Hollywood, allora sì che sarete finalmente pacificati. Allora sì che avrete fatto il vostro lavoro. Tornerete a casa con la coscienza tranquilla potendo dire alle vostre famiglie di aver fatto la rivoluzione. Finché, durante una notte d’insonnia, vi capiterà di scoprire che in giro c’è ancora qualche cieco scontento. E allora, dispiace dirlo, ma toccherà pure cavarle un occhio.