“Abbiamo la migliore democrazia che i soldi possano comprare”. Forse Sami Feiring lesse le tre trattazioni delle tre maggiori avanguardie del secolo scorso in ‘Bestemmia contro la democrazia’ (Papini-Soffici-Tavolato. Per info http://www.edizionidiar.it/autori-vari/bestemmia-contro-la-democrazia.html) edito da Edizioni di Ar o, più semplicemente, concordava con quel sentimento repulsivo molto diffuso nella società moderna e contemporanea ma, al contempo, difficile da esternare per ovvi motivi mediatici.
Bando alle ciance, analizziamo brevemente il libro prima di intervistare, piacevolmente, Silvia Valerio.
‘Bestemmia contro la democrazia’ di Papini-Soffici-Tavolato, curato magistralmente da Anna K. Valerio che contribuisce, nel finale, con un l’interessante ‘Arte di bestemmiare’ che invito a leggere almeno tre volte consecutive sì da filosofarci meglio. Grafica di copertina dell’ormai noto Curzio Vivarelli in pieno stile futurista.
Bestemmia contro la democrazia. Il titolo è forte non meno dei contenuti di tre autori del secolo scorso ovvero Papini, Soffici e Tavolato in aggiunta alla recente trattazione di Anna Valerio in salsa simil-futurista. Perché questo titolo?
Perché questo è uno dei libri meno mansueti che si possano tenere tra le mani. Di una sincerità temeraria, che non accetta il minimo compromesso. Più che le “parole in libertà” che ci vengono presentate dalle antologie scolastiche, ci permette di capire che la vera cifra del Futurismo è la libertà di parola, ovvero nell’uso della parola. La voglia di raccontarla giusta infiamma ogni riga di Papini-Soffici-Tavolato. Ed è un sollievo poter dimenticare quella caterva di libri à la page che girano su se stessi senza voler offrire una soluzione una ai problemi di cui si occupano, o che hanno come unica preoccupazione la compiacenza e la ruffianeria. Uscire dal labirinto dei tabù, del politicamente corretto, della viltà. Ritrovare il coraggio, il coraggio, il coraggio… Riscoprire la forza inventiva, la forza, la forza… Un orgasmo del cuore e della mente!
Qual è il senso della bestemmia, a prescindere dal recepimento convenzionale del termine?
La bestemmia ha senso come terapia omeopatica: come tossico che guarisce dall’intossicazione. Permette di espellere in invettive e reazioni di fuoco l’orrore che si prova di fronte a messinscene così raccapriccianti come quelle che la maggioranza sempre vincente dei cosiddetti “buoni” ci offre.
L’Elogio della prostituzione è una provocazione tipica dell’arte futurista. Estremizzazione delle idee e potenza di immagini. Come mai si è passati da un periodo, inizio 900, in cui paradossalmente si parlava di sesso e prostituzione a uno, quello contemporaneo, in cui esistono realtà chiuse sul tema e altre, letteralmente, depravate?
L’eros, grande canto della vita, non si trova a proprio agio nell’oggi. E infatti com’è che viene trattato? A catene, frustini, manette. Oppure viene nascosto dietro una maschera: la maschera della femmina disinibita e affamata, del maschio seduttore seriale. Truffe, che in realtà dissimulano un’anoressia erotica spaventosa. Un maschio vero che da vero maschio desideri una femmina che sia femmina; una femmina che da femmina si offra a un maschio vero: quanti se ne vedono in giro, in questa sagra convulsa di suggestioni frigide?
Bestemmia contro il giornalismo. Una accusa continua all’attività e al deturpamento linguistico dei giornalisti. Quale il suo rapporto tra la scrittura e il giornalismo? Non reputa un controsenso contestare il giornalismo e accettare interviste?
A me il giornalismo piace molto come occasione di scrittura rapida, di incursione nel mondo, di scoperta e rappresentazione viva del presente. Ma condivido l’orrore di Tavolato (e di Nietzsche) per la presunzione del gazzettiere che vuole mettere in archivio i grandi idealisti e artisti della parola. Il giornalista, per essere decente, deve imparare la discrezione e non venire mai meno all’onestà. Sennò sono bestemmie – e belle forti…
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