È il 1981 quando Roberto Tombesi, architetto, etnomusicologo, insegnante, polistrumentista e cantante, fonda insieme al fratello Giancarlo e ad altri musicisti il gruppo Calicanto. Il nome si rifà ai profumatissimi fiori gialli che sbocciano in inverno. E davvero sentire certe musiche fa sciogliere strati e strati di modernità polverosa e rifiorire.
Roberto e il suo gruppo amano gli strumenti. Conoscono le loro storie, le strade che li hanno portati attraverso l’Europa. Sanno come fare di un legno di castagno un flauto, e lo insegnano nelle scuole ai ragazzi che hanno la fortuna di incontrarli per un laboratorio. Si portano dietro percussioni fatte di unghie di maiale e di gusci di noci e nocciole.
Collaborano con musicisti che suonano con una foglia d’edera, le arpe eoliche, o con il coro dei monaci dell’Abbazia di Praglia, che fa rabbrividire.
Tra i loro strumenti ci sono quelli dai nomi più inconsueti: liuto cantabile, salterio, glöckenspiel, chitarra dodici corde, ocarine, cuchi, armonium, mandole, cetera, cornamuse, cabrette, ghironda, bombarda, chitarra battente, scacciapensieri, e addirittura piedi, oggetti e giocattoli.
Tra le loro musiche, reinterpretazioni di ballate venete o del Nord Italia o di ninnenanne, racconti di tradizioni rurali e rituali antichi, celebrazioni o ricordi di momenti storici, canti di questua, poesie di grandi autori italiani o stranieri messe in note, omaggi alla tradizione dei trovatori.
I Calicanto hanno fatto letteralmente il giro del mondo, dagli anni ‘80 in poi, affiancandosi ad alcuni tra i più importanti gruppi folk, e chiamati anche da festival americani come lo Smithsonian Folk Festival di Washington.
La loro è una musica multiforme, viva, che parla del paesaggio e con il paesaggio, che sa i percorsi delle famiglie, dei mestieri e delle regioni. Prima di ogni album, viene una lunga fase di documentazione, un parlare con ‘i vecchi’ intervistandoli e raccogliendo le tracce di quelle tradizioni che minacciano di spegnersi.
Ogni canzone è un’isola, ricca di strati e storia, così come lo sono i Colli Euganei a cui è dedicato l’album Isole senza mar.
Tombesi, il fondatore, proporrà proprio in questo periodo uno spettacolo che, con riferimenti al surrealismo e alla tradizione delle marionette danzanti, reinterpreta la tradizione dei cantastorie e l’uso del far filò, ovvero quello scambio di racconti intorno al fuoco tipico delle famiglie di una volta. Si chiama GiroInGiro, e prevede un coinvolgimento diretto e singolare del pubblico. Il prossimo appuntamento è a Padova, il 29 giugno alle 21, durante il festival Ecofuturo al Parco La Fenice.
Un’altra occasione per incontrare esponenti del gruppo sarà il 20 giugno alle 20.45, dove Tombesi, insieme a Francesco Ganassin, clarinettista di Calicanto, parteciperà al Festival Colmelli in Musica, a Castelcucco in provincia di Treviso.
Ancora, il 6 e 7 luglio, Tombesi sarà in solo al festival Murussici in Croazia.
E, il 12 luglio, tre membri del gruppo saranno ospiti come Trio Adriatica del festival Terra in-Canta, all’Opificio dei sensi di San Martino Buon Albergo (VR).
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