51.700 e rotti abitanti. Una superficie di 38 km quadrati. Così, sulla carta, pochi per poter pensare di diventare uno dei poli culturali italiani più in vista, meta ogni anno di scrittori celebrati in tutto il mondo. Ma Pordenone si è sempre infischiata dei limiti – anzi: ha utilizzato i propri come spinta propulsiva per lavorare di creatività, inventiva e ambizione.
Sarà una piccola città di una piccola regione, ma è sempre stata un’eccezione: abitata da persone volitive e curiose, rappresenta un unicum rispetto alla proverbiale chiusura del friulano tipo. Sono stati proprio il suo essere provincia nuova, il suo desiderio di emergere, il suo dinamismo, il suo eclettismo a portarla, a partire dai primi anni Duemila, a inventare per la fine dell’estate una manifestazione di successo come Pordenonelegge, imitata da moltissime città italiane. È spontaneo chiedersi da dove parta tutto ciò.
Il liceo Leopardi-Majorana è stato certamente uno degli incubatori della manifestazione, ed è anch’esso un’eccezione positiva.
In un ambito critico come quello dell’istruzione, dove pare che per cambiare le cose ci vogliano tempi lunghissimi, dove regna una disillusione fiacca e la convinzione che tanto-non-si-può-più-fare-niente, il liceo Leo-Major brilla per iniziativa ed energia. La sua storia è stata in continua crescita: nato nel 1948 come Liceo Classico, nel 1998 ha assorbito il Liceo Scientifico Majorana e in seguito ha unito la proposta psicopedagogica, ora Liceo delle Scienze Umane. Con la direzione del preside-politico-filosofo Sergio Chiarotto, negli anni Novanta, è diventato una vera e propria fucina di talenti. La qualità dei professori che insegnavano allora, soprattutto nell’ambito umanistico, era straordinaria. Molti hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli allievi e due sono ormai delle celebrità: Mauro Covacich e Gian Mario Villalta, cui Pordenonelegge deve tantissimo.
Nel solco di questa tradizione, il Leo-Major continua anche oggi a offrire un’immersione dolce ma costante in un clima culturale vivo, come dimostrano tutti gli eventi e le proposte extracurriculari studiate in collaborazione con Pordenonelegge. L’apprendimento si fonde con l’amore del sapere e lo sviluppo di capacità umane trasversali. C’è il Gruppo Virgiliani, che raccoglie ragazzi e professori impegnati in confronti letterari e approfondimenti sull’opera del grande poeta della Roma augustea; progetti di scrittura e concorsi letterari collegati alla rassegna di settembre, come Racconti in classe e Dante 100%, una maratona di lettura dei canti della Commedia per celebrare l’imminente settecentesimo anniversario della morte dell’Alighieri; il progetto Storia dimenticata, che unendo storia e geopolitica vuole spingere gli adolescenti a osservare gli eventi attraverso una ricerca tridimensionale, che non si fermi alla superficie delle cose.
E se il web è la nuova tigre da cavalcare, gli studenti del Leo-Majorana partono indubbiamente avvantaggiati: durante la quarantena hanno realizzato dei video tutorial in cui raccontavano gli esperimenti scientifici provati a casa, creato un museo virtuale per proporre una visita alla Galleria degli Uffizi, gestito blog, utilizzato software e portali online per raccontare opere e autori. Lo scrittore Gerhart Hauptmann diceva: “Una volta che sei diventato maestro in una cosa, diventa subito allievo in un’altra” – ed è questo il tesoro che il liceo Leo-Major fa scoprire ai più giovani: una curiosità accesa, fiduciosa, che si accompagna alla capacità di mettere in opera i talenti e tradurre in realtà i desideri.
Silvia Valerio
Articolo pubblicato sul mensile CulturaIdentità.