Voglio morire

Voglio morire. Ma davvero. Credo seriamente che il modo migliore per essere vezzeggiati amati e affettati – cioè, per ricevere l’affetto di milioni di persone – al giorno d’oggi sia morire. È una verità dura come il marmo se vogliamo ma è pur sempre una verità. Perché dico questo? Ve lo racconto. Succede talvolta che io abbia dei reflussi di bisogno d’affetto. Per esempio ieri, in stazione. Ero piuttosto sovrappensiero. C’era la vocina metallica che scandiva: “E’ in arrivo sul binario due il treno proveniente da ics e diretto a ipsilon, che fermerà a beta, gamma e delta. Allontanarsi dalla linea gialla all’arrivo del treno”. E io, credetemi, in quel momento ho sentito qualcosa. Sarà stata quella linea gialla, come un segno. Ma non sono proprio riuscita a sopprimere un sorrisetto mefistofelico. Non ho potuto fare a meno di soppesare mentalmente, con fare da intenditore, il musetto del frecciargento. Di azzardare pesi e misure. Fare strani calcoli fisici.

Ho cominciato a guardarmi a destra e a sinistra per assicurarmi della distrazione degli eventuali controllori e del bagaglio cospicuo e multiplo che tenesse ancorati gli altri passeggeri (non sia mai che si scoprano eroi e corrano a salvarti, i malvagi… solo per impedirti di ascendere all’onore delle cronache, beninteso, mica per spirito umanitario), e, insomma, ero lì molto incline a oltrepassarla eccome quella linea gialla, per andare a toccare con mano i famosi sassi della stazione. Con mano – che dico? con la colonna vertebrale e ossa sacre piatte corte e lunghe. Di stamparmi così in un solo momento sui binari ferroviari e nel cuore degli italiani. La soluzione dell’avvenire. E poiché sono una personcina piuttosto fantasiosa, ho preso a immaginarmi pure altri scenari. Perché accontentarsi del treno? Ci sono anche le rotaie del tram di Padova, ad esempio…

Taci, cretina! Vuoi che ti rubino le idee? Se tutti si suicidano è come se non si suicidasse nessuno. Cornuti e mazziati, è il caso di dirlo. E allora, toccherà usare un linguaggio criptico – cioè di cripta… – sperando che nessuno mi capisca. Scriverò un carme in parecchi endecasillabi sciolti (dai legami terreni), o al massimo con qualche rima non incatenata, proprio impiccata, qua e là… ricco di tagli narrativi ancora aperti… e di ossimori, sì, tanti ossicimori pallidi… “Dei sepolcri imbiancati” – questo il titolo. E la tematica ve la anticipo già: sarà tutta una lunga premeditazione di suicidio all’ombra confortevole dei cipressi con bambinelle stecchite che erano uscite di casa per raccogliere garofani e poi, chissà perché, non sono più tornate dalla mamma… Cappuccetti smunti, o cappuccetti rosso sangue, o Incappucciate rosse. La nonna, neanche a parlarne, sarà morta e sepolta. Il cacciatore avrà ben pensato di farla finita con una fucilata alla tempia. E, infine, neanche il lupo si sentirà troppo bene. E ovviamente, tutti li piangeranno.

Soprattutto la BabaYagaGambaD’oro. Per non parlare dell’Uomo Nero che sarà tutto scuro in volto. Sì. Sento proprio che questo mio nuovo parto (cesareo) potrà avere fortuna. Assieme a un suicidio ben fatto, ça va sans dire. Basterà solo che mi tenga la cartacea creatura in mano mentre mi tagliuzzo le vene… ‘Azzo, però. In questo modo potrebbe sempre sporcarsi! Guai. Si rischia che i futuri critici inseriscano qualche bestialità. Crux desperationis vada, ma interpolazioni non sia mai. Allora, meglio così: m’impicco all’albero fuori del mio terrazzo, che sta giusto adesso mettendo le foglioline, e in qualche modo (chiederò agli esperti di bondage) mi lego anche il manoscritto addosso in maniera che tutti, volenti o nolenti, lo leggano. Eh eh. Entrerà nelle antologie “Dei sepolcri imbiancati”, me lo sento, e anche se recalcitrate, i vostri figliuoli lo dovranno imparare a memoria. Che sublime vendetta.

Resterò senza fiato dall’emozione, ma va bene lo stesso. Sputerò sangue, ma che importa? Assieme a me, crepi l’avarizia! Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all’Inferno avrei preferito andarci in inverno. Poche storie. È ancora aprile e non è neanche troppo caldo. Ma aprile è il più crudele dei mesi, mi dici. Dunque cosa aspettiamo? Ecco: giugno la falce in pugno – perfetto! Finisce la scuola e finisci anche tu. Non c’è da sentirsi neppure spaesati. Hai compagnia. Come? A giugno volevi farti un’ultima vacanza? Allora luglio col bene che ti voglio. Puoi sempre prendere due piccioni con una fava e annegarti in mare l’ultimo giorno di villeggiatura. Ma così chissà se mi trovano, e soprattutto chissà se leggono “Dei sepolcri imbiancati”. No, in effetti non va bene. Agosto allora? Agosto arrosto: rispolveri il piumino invernale, metti uno sopra l’altro i maglioni di cachemire, la canottierina della salute, i pantacollant in microfibra, la maxisciarpa attorno al collo e, se lo trovi, perché no, il colbacco che tuo papà ha portato dalla Russia.

Ti metti comoda comoda nel letto e rimbocchi le coperte. Poi, con le ultime forze che ti rimangono, fai il conto alla rovescia coi cardigan: 6 fili di lana, 5 fili, 4 fili, 3 fili, 2 fili, 1 fili… e fili anche tu tra le ombre dopo esserti lamentata del troppo sole estivo. Che te ne pare? C’hai pure la pressione bassa e non dovresti nemmeno aspettare granché. Però è pure vero che ad agosto le città sono vuote ed è probabile che nessuno degni di attenzione la tua opera. Si rischia di schiattare senza utili. Mmh. E allora, che devo dirti?, aspettiamo la nebbia a gl’irti colli che piovigginando salga e appena lo spiedo comincia a girare scoppiettando ci fiondiamo sopra senza indugio – e prepariamoci a tra le rossastre nubi nel vespero migrar. Grazie. Ma per allora saranno passati a miglior vita talmente tanti altri che chi vuoi che ci badi? Come siamo sfigati. Come siamo incompresi. La vita si sconta vivendo. E non si arricchisce neppure morendo. Per noi persone strane forse l’ultima frontiera sarà quella dei nosferatu (non-morti). Ma a parte il nostro caso (più unico che raro), la morte è una delle poche certezze dell’esistenza. Ovvero: appena finisci tu inizia la bella vita. Appena ti predisponi al silenzio eterno, inizia la cagnara. Appena aspetti di entrare tra le ombre si accendono le luci della ribalta. Fatal quiete hai voglia. Cenere muto puoi credere.

Evidentemente aveva ragione Epicuro: quando tu ci sei lei non c’è. E quando lei c’è tu non ci sei. La grazia del saeculum. Per essere amato non devi mica essere un sex simbol. Devi semplicemente schiattare. Pensate al nostro Vianello e al tormento che gli stanno riservando in questi ultimi giorni. Ci stanno letteralmente marciando sopra. Entri in libreria e la prima cosa che trovi è un volume che ne rinnovi la memoria. Allora i casi sono due. Può essere che un giornalista ispiratissimo lo abbia scritto in una notte sola, che un editore sotto effetto di stupefacenti abbia contattato a mezzanotte distributori e tipografi (si sa, mezzanotte è l’ora degli spiriti e spesso si espande a dismisura…), che i folletti di tutta la famiglia Grimm si siano colonizzati la tipografia e in un’ora ne abbiano impresse tremila copie più la prima ristampa, e, per finire, che Speedy Gonzales redivivo abbia sistemato personalmente in tutte le librerie più fornite d’Italia il diabolico testo. Fosse stato dicembre avrei pensato anche a Babbo Natale. Oppure, più che il topolino messicano, rimanendo in tema bestiale, forse è il caso di chiamare in causa qualche avvoltoio. Sì. Qualcuno che ha annusato la fine imminente del personaggio e le memorie ce le aveva pronte nel cassetto, come le lenti a contatto, assieme alle lacrime. Qualcuno che faccia collezione di necrologi invece che di Swatch. Qualcuno che più che di epistassi soffra di epitaffi. Ma torniamo a tomba, noi. Ero alla stazione, dicevo, quando ha suonato a tradimento il telefono. Che nel mio caso ha una suoneria di grilli lirici. A parte avvicinarmi al mio obiettivo finale senza spargimento di sangue – un bell’infarto, insomma, che non metterebbe neanche in conto alle casse dello stato le spese per la pulizia e i disagi e i ritardi – mi sono improvvisamente sentita parte di una poesia.

Mi sono venute in mente le cavallette pascoliane. Quelle che squassavano finissimi sistri d’argento/ (tintinni a invisibili porte/ che forse non s’aprono più?…);/ e c’era quel pianto di morte…/ “Sei tu?… No che non disturbi, dimmi pure”. Eh, già. Lo devo ammettere. Lo devo ammettere di essere una persona prosaica e superficiale e distratta – perché alla fine della telefonata mi ero scordata il mio piano di lavoro geniale, che mi avrebbe assicurato gloria (immortale, almeno quella…), un buon posto da perito, aperto un sacco di porte professionali (dopo quelle infernali, c’è da dire) e sul treno ci sono stupidamente salita, invece di accomodarmi sotto. Ho sempre detto che non ho mentalità imprenditoriale. Vabbè. Sarà per un’altra volta.

14 thoughts on “Voglio morire

  1. _.L’artista è il creatore di belle cose.
    _.Coloro che scorgono significati meschini nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinati; questa è una colpa. Coloro che scorgono significati belli nelle belle cose sono spiriti colti; per loro c’è speranza.
    _.Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene, o male. Questo è tutto.
    Complimenti. un bacio

  2. Parli di offrirti al tizio iraniano (non so come si scrive e non mi sembra il caso di buttare quei 30 secondi di tempo in più su google per scoprirlo) e di suicidio, parli parli e straparli. In tutta la tua cultura immagino sarai a conoscenza della differenza tra il dire e il fare. Il tuo è un sostanziale errore nell’approccio al tuo fine. Se desideri ricevere l’affetto di milioni di persone o comunque di essere ricordata, nel bene o nel male, sappi che non è di certo parlando che raggiungerai il tuo scopo.
    La leadership, ovvero la prima qualità delle persone che vengono amate, è azione, non posizione.
    In conclusione, invece di parlare per niente, fai qualcosa.

  3. Mi dispiace molto che una ragazza della tua età si senta intrappolata in un mondo superficiale e privo di valori. Dalle interviste fatte in tv penso che le tue siano provocazioni di una ragazza che si sento poco, o niente, capita dalla gente che ti circonda. Ammiro il tuo coraggio, però vedo in te una fragilità di fondo. Vuoi essere amata ma per quello che sei, senza scendere a compromessi o conformandoti alla società che tu tanto vedi imperfetta. Ti auguro di trovare delle persone che i possano togliere questa malinconia e che ti restituiscano la voglia di vivere che avevi da bambina.

  4. BRAVA SILVIA!!!IO SONO CON TE AL 1000%1000…TI AVEVO GIà SCRITTO SU FACEBOOK!!LA GENTE NON CAPISCE NIENTE!!GLI HANNO FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO!!!NON STUDIANO!NON SI DOCUMENTANO!!TUTTI CON QUEST’AMERICA MALIGNA!!!TUTTI CONTRO L’IRAN E IIL SUO PRESIDENTE…MA PERCHè??NON ASCOLTARLI QUEI POVERI IGNORANTI…SERVI DEL SISTEMA…SEI UNA GRANDE…TI STIMO MOLTO!!!SPERO CHE AJMADINEJAD ACCETTI!!!!! ;-)))

  5. Ti ringrazio almeno qui, Elena, tu che sarai sicuramente bella come il nome che porti. Facebook mi è proprio assolutamente – e felicemente – sconosciuto. Ci ho messo il naso, nel famoso e fumoso social network, una sola volta in tutta la mia vita. E dopo l’ho subito ritirato. Ti dirò di più: sono filata in bagno a soffiarmelo, in preda a una evidente forma allergica. Perché quel giorno ho avuto all’improvviso la percezione del “nulla etterno”. Gente che si moltiplica in infinite versioni; la rincorsa spasmodica all'”amico”, anche a costo di accettare le profferte del primo ignoto che passa per il web, giusto per averne qualcuno di più del conoscente invidiato; gruppi che si aggregano in base alla comune simpatia per il fondo cioccolatoso del cornetto algida o l’esigenza di leccarsi le dita dopo aver mangiato le patatine (quando si dice affinità elettive…); ecc ecc eccì. Vedi, sono ancora qui che starnutisco. No no. Lì non ci posso proprio girare. Ma qui, ripeto, grazie eccome dei tuoi auspici.

  6. Credo che tu sia molto più in gamba di ciò che le persone, offuscate dal nulla ( o dal tutto?) del nostro sistema artefatto,
    possano cogliere…
    Sarei proprio curiosa di conoscerti davvero.

  7. io ho visto le diverse comparse che hai fattoquest’ultimo periodo..credo di aver capito qual’è il tuo scopo..smascherare la corruzione di qst società meschina e su questo tuo obiettivo non credo ci sia qualcosa da ridire!!ma sul fatto della polemica scaturita dalla tua volontà di perdere la verginità col tizio avrei qualche perplessità, lo hai fatto solo per attirare l’attenzione e rendere conoscibile il tuo vero scopo o l’hai fatto perchè dawero lo senti?

  8. In te leggo una certa sofferenza verso la presunta “ricchezza” occidentale. In quella nostra continua e ossessiva ricerca della felicità nella falsità del materialismo. Viviamo in un mondo dove la tecnologia di un navigatore satellitare ci indica la strada più breve per raggiungere il ristorante, ma purtroppo ( Ahimè!) non trova le parole adatte per la via della vita.
    Il benessere di pochi giustifica la sofferenza di troppi?.. Comunque c’è sempre la “beneficenza” a lavare la coscienza. 😉
    Cara Silvia, anche se non è proprio il mio genere, credo che leggerò il tuo libro.. Sei acuta e simpatica, ma forse un pizzico troppo soffisticata. :)
    Ciao
    Antonio

  9. la morte dev’essere molto rilassante.
    purtroppo hai ragione, quando muori diventi importante.
    dico purtroppo perchè non puoi vedere le facce degli altri.
    a questo punto preferirei una morte come quella che sogna tom sawyer.

    perchè la gente ti giudica o pensa che hai sempre un problema così può fare una diagnosi??

  10. Gentile Silvia Valerio,

    prima di oggi l’unico altro contatto che ho avuto con lei è stato grazie alla televisione, nel particolare l’ho vista ospite a Pomeriggio Cinque.
    Devo innanzitutto scusarmi con lei e con me stesso, in quanto mi ero fatto tutt’altra idea della Sua persona: nel programma mi era sembrato che volesse apparire piuttosto che essere. Da qui mi rendo conto che il suo scopo è tutt’altro.

    Secondo me lei, avvilita dal mondo che la circonda, ha deciso di cambiarlo.

    La capisco: quando parla del povero Vianello e di come sulla sua morte sono girati soldi a sproposito è vergognoso. Ora che le rispondo è il 17 ottobre, è morta da un pò anche la povera Sandra. Sono sicuro, anche se non ne ho la minima prova, che qualcuno ha saputo sfornare libri sulla sua vita nell’arco di due tg.
    Questo è intollerabile, ma purtroppo è reale come tante altre cose che accadono e che sembrano inimmaginabili per gente come noi, che ha ancora un pugno di valori a cui aggrapparsi.

    La carta stampata ha più forza della misera televisione, nessuno può rispondere e il lettore è obbligato ad ascoltare, al massimo può pensare. E’ anche vero però che la televisione entra più facilmente nelle case della gente e lei sicuramente ha pensato che diventare un personaggio di interesse televisivo potesse aiutarla nel suo scopo. Ma punto primo la televisione ha le sue lingue biforcute e piuttosto che lasciarLe esprimere un concetto di Valore cerca di far audience, punto secondo una volta che ha smesso di fare audience per liti, notizie shock e quant’altro, la televisione l’abbandonerà a se stessa lasciando i suoi valori inascoltati.

    La verità è che si dovrebbe inculcare nella gente il valore che abbiamo pagandola o appagandola come fa la televisione stessa che riempie di vuoto la testa di tutti.
    Spero che non si arrenda ma non mi sembra il tipo.
    Se vuole rispondermi anche per dirmi cosa ne pensa delle quattro misere righe che le ho scritto lascio la mia mail dopo la firma.

    Cordiali Saluti
    Roberto

    empiriroberto@hotmail.com

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