Dopo cinque anni di ossessione intervallata da momenti in cui non ne volevamo più sapere dell’opera (che ci sembrava troppo più grande di noi), ieri sera abbiamo salvato per l’ultima volta il documento word e l’abbiamo allegato alla mail per spedirlo. Abbiamo ricacciato indietro i rigurgiti di perfezionismo residui, che ci volevano far rileggere ancora certe pagine, riverificare per l’ennesima volta le battute in veneto, le coincidenze storiche, i dettagli ambientali, i proverbi, i movimenti, i colori, le stagioni, i tessuti. Poi io ho telefonato a Curzio Vivarelli per la copertina: niente acqua, niente freddo, qualcosa di bello e profondo. Gli ho dato alcuni spunti: una tragedia di moltitudine e solitudine; un tempo immobile; costanti tentativi di ribellione, rabberciati da una fantasia che sopperisce agli scacchi della sorte; una volontà in guerra contro tutto, continuamente messa alla prova. Una fortuna dalle ragioni molto misteriose. Continua a leggere
Archivio dell'autore: Silvia Valerio
Questionario proustiano sulla scuola #17. ROBERTO GAGNOR. Con la testa tra le nuvolette – pubblicato su Barbadillo.it
Le sue parole sono tutte un’esclamazione, un’esplosione, una festa – non a caso, Roberto Gagnor fa uno dei lavori più belli del mondo, e cioè scrive storie per Topolino, coronando il sogno di quando era un undicenne con la passione per il fumetto nonché fan sfegatato del disegnatore Giorgio Cavazzano (con cui è arrivato a lavorare). Oltre a fare di mestiere lo sceneggiatore dal 2003, ora Gagnor la sua arte la insegna anche a chi ha la stessa passione, all’ICMA di Busto Arsizio e all’Accademia 09 di Milano, e poi è regista, autore televisivo e radiofonico. Ha firmato il cortometraggio Il numero di Sharon, un piccolo capolavoro di delicatezza e ironia, vincitore del concorso “Talenti in corto”, e la sceneggiatura del film tedesco Sommer auf dem Land. Cosa c’è di tanto bello nel fare lo sceneggiatore? Farsi sommergere dalle storie, storie osservate, storie catturate, storie immaginate, storie giustapposte, aprirsi mille strade, vivere non una vita, come tutti, ma molte di più, senza nemmeno prendere l’aereo. E poi dimostrare a chi diceva “non leggere fumetti, studia!” che i percorsi non sono sempre così duri, tristi e scontati come volevano farci credere. Nella vita, come a scuola, dovremmo imparare a strabuzzare gli occhi, mandare giù la saliva e fare qualche linguaccia di più. Continua a leggere
Tu chiamale, se vuoi, emozioni – pubblicato su Barbadillo.it
Suvvia, diciamocelo. Il fatto che sia uscito il nuovo film di Star Wars, e poi Revenant, ormai non ci dà più emozioni. Ormai non ci fa più caldo né freddo andare al cinema e stare per due tre ore davanti a galassie luminose, mostri orripilanti, armi sfolgoranti, battaglie epiche al largo dei bastioni di Orione, come diceva il buon vecchio Roy Batty, sangue come se piovesse e orsi di tre metri – lo facciamo per educazione, per non perdere un’abitudine che ci fa ricordare quando eravamo piccini e al cinema andavamo con babbo e mamma. Sprofondiamo nelle poltrone, i pop corn in una mano, guardiamo benevoli gli sforzi del direttore della fotografia e dei tecnici responsabili degli effetti speciali e in segreto pensiamo a quando sarà finito. A quando potremo tornare fuori a farci dare una scossa, a farci stupire davvero.
A quando potremo riaprire un giornale. Continua a leggere
Questionario proustiano sulla scuola #16. TERESA DE MONTE. La salute parte dalla scuola – pubblicato su Barbadillo.it
Tecnologie, velocità, progresso – eppure, quanto si è allontanata la nostra società dalla salute? Quanto si è fatto artificioso il nostro rapporto con gli aspetti più naturali del vivere: il sonno, l’attività fisica, l’alimentazione, il sesso? Non sarebbe forse più sano fare marcia indietro, a quando i ragazzini di dieci anni non avevano ancora i cellulari che facevano foto in alta definizione ma sapevano cos’avrebbero voluto fare da grandi?
Teresa De Monte appartiene a quella categoria di medici che esercitano la professione ancora per sincero idealismo. È chirurgo, pediatra e specialista in Scienze dell’alimentazione e negli anni ha approfondito gli aspetti più originari della medicina: a Pune, in India, ha studiato le tecniche antichissime dell’Ayurveda e per i suoi pazienti usa di preferenza i rimedi omeopatici. È referente regionale della SIOMI (la società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata), docente alla scuola di Omeopatia di Udine e, dal ’72, infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana. Scrive per riviste specialistiche e divulgative, tiene rubriche su siti legati alle tematiche dell’infanzia (qui i suoi articoli per Pianetamamma), e ha pubblicato diversi libri, di cui gli ultimi sono: La musica – linguaggio dei cieli, Il riso nella cultura indiana e europea, Ricettario pediatrico – il cibo dei bambini, Alimenti e Omeopatia. Il suo sito è www.teresademonte.eu. Per quel che può, cerca di proteggere i suoi piccoli pazienti dalle aggressioni e dalla brutalità della vita – e spesso anche della scuola – moderna. Continua a leggere
Il caso. Ecco la Barbie grassa: il destino del femminismo si compie in una bambola brutta – pubblicato su Barbadillo.it
Sui social le veterofemministe prendono il pezzo che annuncia il grande evento, lo condividono a manetta, se lo palleggiano neanche fosse un bel maschio di vent’anni, mentre le social media manager della pagina facebook della celebrità in questione si slanciano in meraviglie di ipocrisia digitale tipo: “Barbie sta dando inizio a un nuovo capitolo ed esplorando nuove possibilità”. Allora poi è chiaro che prendi un respiro, apri l’articolo, ingrandisci la foto e ti cascano le braccia: anche la Barbie è stata data in pasto al buonismo progressista ed ecco che la Mattel annuncia festante bambole di 3 nuove corporature, 24 nuovi ‘hairstyle’, 22 mix di colori tra occhi e capelli e, soprattutto: Curvy, Tall e Petit, ovvero la Barbie taglia forte, la spilungona e la bassina. “Le nostre bambole riflettono una visione più ampia della bellezza” continua a ripetere infervorata la social media manager di Barbie a chi fa i complimenti sulla pagina. Continua a leggere
Questionario proustiano sulla scuola #15. MASSIMO PACILIO. Guardiamo avanti nella Tradizione – pubblicato su Barbadillo.it
Il grande respiro gli viene dalla frequentazione di “moltitudini del tempo” a discapito di quelle “dello spazio”, che, messe come sono, gli fanno solo storcere il naso. René Guénon, Julius Evola e in genere i maestri della Tradizione. Massimo Pacilio è noto ai lettori ‘di destra’ per un suo saggio del ’98 (Conoscenza tradizionale e sapere profano. René Guénon critico delle scienze moderne), che sottolinea proprio le differenze tra il firmamento delle verità tradizionali e il nozionismo attuale, privo di significato, che ha abbandonato perfino l’arida limpidezza della tecnica per darsi a convulsioni sempre più arbitrarie. Ma all’arte della pedagogia Pacilio si applica da tempo anche grazie alla sua professione di insegnante, che di continuo gli fa esplodere di fronte i problemi della scuola. Le ali delle letture non mondane gli permettono però di non farsi ottundere dall’inerzia del ‘così è’ e di arrivare immediatamente al politico ‘così non deve essere’, e all’ancor più politico ‘così dovrebbe essere’. Perché il paradosso degli inattuali è che, se interrogati dal tempo, sanno essere di una puntualità nella risposta che sfiora la prodezza. Continua a leggere