Barba lunga da russo ortodosso, occhi gentili, Curzio Vivarelli è uno dei pochi artisti veri rimasti, nella notte nera dei Cattelan, delle boutade spacciate per colpi di genio, del marketing che ha esiliato le Muse. Eclettico ma mai per posa, ha un vero amore per le ali, naturali o meccaniche. Con un manuale tecnico vendutissimo in Germania, è il massimo esperto europeo di aeroplanini di carta. Scolpisce teatri pagani di carta senza paura delle increspature dell’umidità, assembla sculture di gabbiani in volo, accosta nei suoi acquerelli colori luminosissimi di gusto roerichiano, sa riformulare la lingua (esoterica per eccellenza) dell’astrattismo, insegue l’incanto di una linea “summae tenuitatis”. Pubblica con l’editore di poesia Campanotto saggi sui futuristi e gli avanguardisti russi. Cura da quasi un decennio la grafica delle copertine dei libri delle Edizioni di Ar e l’opera originale che le correda e sempre per Ar ha pubblicato un volumetto sull’arte astratta di Evola, oltre ad avere il merito di aver riproposto al pubblico italiano le pitture di Nikolaj Roerich. In giugno, a Mosca, ha esposto un ciclo di chine russo-veneziane presso la Fondazione Solgenitsin, e, dato il successo, la mostra è stata replicata un mese fa a Dresda. Ma ancora di più delle opere esposte in giro per il mondo, della mostra permanente presso la galleria d’arte “La torre” della sua città, Verona, lo inorgogliscono le riproduzioni delle copertine più belle che ha disegnato per Ar, appese nell’aula di una scuola elementare storica di Padova. Gli occhi dei bambini che si perdono nei suoi gialli, nei suoi azzurri: la critica migliore. Continua a leggere