Eccoli: Caro e Cara. Li ritroviamo nel salotto di casa loro. Caro è in ciabatte; lei, plausibilmente, lo stesso. Sono una coppia (cinquantenne?) che dell’amore conserva solo alcune foto in vecchi album, che il desiderio non sa (più?) cosa sia, che vive senza slancio, senza generosità, senza entusiasmo, senza motivo. Una coppia come tante.
Per fortuna in giro si dice che entro pochi mesi arriverà la fine del mondo…
È questa profezia, una delle fake news che le leggi del marketing impongono di mettere in circolazione, a ridare il ritmo a un’umanità che di umano non ha più niente. Un ritmo incalzante pazzo di paura, pazzo di tremenda sincerità. Un ‘liberi tutti’ dove le maschere improvvisamente cadono. Ed è la “trasvalutazione di tutti i valori” e la “genealogia della morale” insieme, è un grido assordante (Dioniso, Cristo, Munch, un pazzo, o uno sconosciuto calpestato in una sala-conferenze che potrebbe somigliare alle nostre discoteche?) e il pianto soffocato nel cuore di un moribondo. È oggi, ieri o domani, o tutto il tempo concentrato in quel grido? È dolore e basta? È ferocia e basta? È fantasia e basta?
Questo racconto sublime e inquietante è la danza di chi salta sopra le corna dell’umanità – e non è detto che non sia esso stesso un grido, scandito in capitoli, senza (consolazione) morale.
Titolo: Neanche fosse la fine del mondo
Autore: Silvia Valerio
Collana: Il Cavallo Alato, Edizioni di Ar 2019
88 pp
9 euro
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