Ama il Natale, il Veneto. Per tradizione. Forse perché era il momento di riposo
dal lavoro nei campi, la tregua dal caldo che bruciava durante i raccolti o nelle
piazze, la schiena che finalmente si rialzava dall’impegno della semina, dalla cura
delle piante, dalle uscite in laguna o dalle casse di merci. L’inverno era la casa, la
famiglia, il lavoro a maglia, le fumate di pipa e i racconti attorno al fuoco, le sere
più lunghe sotto le coperte – tanto che, come raccontano diversi vecchi, la
maggior parte dei bambini veniva concepita proprio in questo periodo. Era
anche il sacrificio di tante bestie allevate nei mesi precedenti, pescate nei corsi
d’acqua, barattate o acquistate: a dicembre i prodotti della terra e del mare
circolavano finché ogni famiglia non aveva il necessario per preparare il proprio
pranzo di Natale e offrire ai propri parenti piatti curati a lungo, benaugurali e
prelibati. Continua a leggere
I Colli Euganei. Storia, arte e ispirazione – per il numero di novembre di CulturaIdentità
Gli Euganei. Non sappiamo nulla di loro, solo che sono stati scacciati dai Veneti guidati da
Antenore il troiano. Possiamo immaginarli mentre si perdono nella bruma fuggendo verso le
valli alpine, con le famiglie e gli animali, la polvere, e forse dei semi tra i capelli incolti, le foglie
dei castagni, il biancospino e il pruno, la ginestra e l’orniello della terra che avevano mangiato
e dei corsi d’acqua che avevano bevuto. Finché, mescolandosi con Etruschi e Reti, non si sono
praticamente dissolti.
Li immaginiamo a metà tra cielo e suolo. Le fronti luminose dell’alba che si guarda da un
monte, uno dei più alti dei cento, quando lo spazio si apre. Gli occhi impenetrabili dei
ventiduemila ettari di boscaglia. Pupille di basalto e trachite.
Per le strade gonfie, la vegetazione si agita di fiori e uccelli. Senti il respiro di quelle tribù che
sarebbero svanite anche dai libri di storia se non fosse stato per i rinascimentali che hanno
dato il loro nome ai Colli di Padova.
È sicuramente colpa o merito loro, quel vento che alza i semi senza arrivare in città.
I colori intanto crollano dalle cime alle pendici, l’autunno porta il tramonto tra le stringhe
delle scarpe. I colori zampillano dalle vigne come lava sottomarina. Continua a leggere
Arte, vita e amori del ‘Principe Modì’
I fogolars, forza e solidarietà della gente friulana – pubblicato su CulturaIdentità
Si chiama Greta, è molto influente e NON viene dalla Svezia – l’intervista a Greta Menchi per IlGiornaleOFF
Quando era adolescente, nella sua casa di Roma, si raccontava in video che poi pubblicava su Facebook o su Youtube, con ironia e purezza leggera.
Per i video lavorava tutta la notte e il giorno prima sistemava le luci. Facendo da sé anche per il montaggio. “Sono arrivata a odiare la mia voce per quante volte l’ho risentita nei minimi dettagli, per ore e ore”. È così che Greta Menchi è diventata campionessa di visualizzazioni e, in breve, una delle youtuber più famose d’Italia. Ora conta quasi due milioni di follower su Instagram, ha scritto un libro, ha recitato al cinema, ha prestato la sua voce come doppiatrice e ha fatto parte della giuria di qualità di Sanremo. E quest’estate sono usciti i suoi primi due singoli, Fuori di me e Tinta (Sony Music).
- Video, foto, recitazione, racconti e ora questi nuovissimi progetti musicali. Il mondo del web consente l’espressione di diversi talenti. Quali altre forme di espressione artistica ti piacerebbe sondare nei prossimi tempi?
Ho iniziato il mio percorso su Youtube proprio pubblicando delle cover musicali, poi questa cosa è sfociata nel volermi raccontare in tutti gli aspetti della quotidianità. Ho sempre trovato nella musica la mia forma d’espressione e la musica ha accompagnato il raccontarmi sui social: la inserivo nei video, mi esprimevo attraverso le playlist che mi ispiravano. Crescendo ho trovato il mio genere. Ora è tutto in fase di sviluppo e ci saranno diverse sorprese, perché i due singoli usciti sono solo una piccola introduzione del passaggio dal mondo della Greta di Youtube a quello che io sono oggi.
- Cosa ti ha portato a intraprendere questo nuovo percorso artistico?
Quando ero piccola ero nel coro della scuola e in quello della chiesa del quartiere. E ogni volta che mi sentivo giù di morale, ascoltavo canzoni che mi facevano subito stare meglio, conosciute grazie a mamma e papà. Mia mamma amava una grande varietà di musica, dal rock anni ‘70/’80 a Battisti. Papà soprattutto i Queen, che per me sono stati decisivi. Ogni volta che salivo in macchina volevo sentire Under pressure. Nel mio videoclip ho voluto inserire un piccolo omaggio a delle figure che per me hanno fatto la storia della musica e sono state degli esempi anche per il loro modo di affrontare la vita e di rappresentare la loro libertà.
Da piccola avevo iniziato a prendere lezioni di piano, ma purtroppo non ce lo potevamo permettere, quindi non ho continuato. Ho frequentato una scuola di musica dove ero nel coro e lavoravo anche da solista, e anche questa era una grande spesa per la mia famiglia.
Il web, permettendomi di raccontarmi, mi ha aiutata a realizzare i miei sogni e a potermi finanziare, dandomi tante possibilità per disegnare il mio futuro. Il web è e sempre sarà la mia casa. Continua a leggere
Questionario proustiano sulla scuola #34. Berrino: “Libertà nella scuola per i bambini” – pubblicato su Barbadillo.it
Medico, patologo ed epidemiologo, Franco Berrino ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca a sondare le correlazioni tra tumori e alimentazione, stile di vita, livelli ormonali. Diventato una figura di riferimento nell’ambito del benessere, da anni si dedica all’attività di divulgazione allo scopo di diffondere il valore di un’alimentazione sana e di uno stile di vita in contrasto con i ritmi e le ossessioni della vita contemporanea.
Lo abbiamo incontrato nella cornice rinascimentale di Villa dei Vescovi di Torreglia (Padova), nel corso di una giornata organizzata dal FAI, in collaborazione con l’associazione La Grande Via, dedicata ai benefici della ‘Vita sobria’ e dell’ozio creativo, che ha inaugurato il ciclo di eventi autunnali della villa.
La scuola di oggi riesce a dare agli studenti gli strumenti per affrontare le necessità di questo tempo? Che cosa cambierebbe, che cosa toglierebbe, che cosa introdurrebbe?
“Sono molto preoccupato di questa nuova finta malattia che si sono inventati: l’ADHD. Si denunciano bambini sempre più agitati, sempre più aggressivi, sempre più disattenti, senza naturalmente mettere in discussione le loro diete e i loro stili di vita. È normalissimo che i ragazzini non riescano più a concentrarsi, alla fine della mattinata, finché a colazione continuano a divorare porcherie industriali. Se si mangiano zuccheri o cibi che innalzano molto la glicemia, seguirà una reazione del pancreas che provocherà un abbassamento della glicemia. E quando si abbassa la glicemia, il cervello non funziona bene. Per forza si diventa distratti e aggressivi. A casa e nelle mense scolastiche, diamo da mangiare ai nostri bambini del cibo sano. Spingiamoli a nutrirsi di cibo e non di trasformazioni e raffinazioni industriali. Continua a leggere