Enea e la fuga da Facebook – un articolo pubblicato su Barbadillo.it

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Abbiamo sopportato le foto della corsetta mattutina accanto al Colosseo e gli scambi di convenevoli con il Papa e il nostro premier smanettone. Abbiamo chiuso un occhio sulle freddure tipicamente americane e quell’entusiasmo un po’ credulone per l’Italia (“sono venuto qui in luna di miele e mia moglie mi ha detto che eravamo in tre: io, lei, e le statue di Augusto che continuavo a fotografare”). Per una volta, forse spinti dalle circostanze ambientali, abbiamo cercato di pensar bene di lui, o di non pensare proprio. Parliamo di Zuckerberg, ideatore e fondatore di Facebook, ovviamente. Poi però, nel suo discorso alla LUISS, prima di uscirsene con la magnanima proposta a proposito delle vittime del terremoto e della Croce Rossa, ha fatto quella battuta su Enea e l’imprenditoria, e il fatto che l’Eneide sia la più bella storia imprenditoriale mai scritta. E c’è calata addosso, d’un colpo, tutta la malinconia che il Papa ha inserito nella sua seconda enciclica, anche senza insoddisfazione, una malinconia profonda e piena, di quelle che più volte si respirano nei poemi, una malinconia truce e selvaggia, e per una buona mezza giornata ci è sembrato strano usare i social network, pensando che aveva citato addirittura quei versi: ‘Forsan et haec olim meminisse iuvabit’, addirittura quelli!, in senso imprenditoriale.

Quindi, per il bene nostro e della sua creatura, rivolgiamo tutti un appello al fondatore di Facebook e a tutti gli altri colleghi che hanno la mania di rispolverare figure omeriche, mitiche, storiche, letterarie, musicali e di adattarle non si capisce bene perché ai loro casi.

Per piacere, non cercate di condividere le nostre suggestioni. Il mondo è pieno di figure imprenditoriali romanzesche e coraggiose che potete citare. Maschi, femmine, poveri, ricchi, giovani, vecchi. Fateci il santo piacere di raccontarci di loro, anche perché magari quelli li conoscete davvero, e noi no, e magari così ci permettete di scoprire cose nuove e allargare i nostri orizzonti. Oppure, dite ciò che pensate voi. Siate pure antipatici, duri, come Steve Jobs, raccontateci qualcosa di genuino e interessante su quello che fate, come lo fate, quando lo fate.
Il resto, tutto quello che con voi non c’entra nulla, che da voi è lontanissimo, lasciatelo perdere. Che le rovine di Troia e Roma spariscano pure. Evaporino, piuttosto che finire a pezzetti nei salotti dei milionari americani tra un Big Mac e un sushi. Che gli eroi diventino sconosciuti. Delle storie underground, da raccontarsi in un posto poco frequentato. Ma lasciateci respirare in pace ogni singola parola di Virgilio, senza interferenze, e pensare che davvero “forse, un giorno, ricordarci di tutto questo ci farà piacere”.

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