Le figure di Rossato sono esili come rami e hanno occhi lunghi e fatati. Coperte di simboli, con i capelli intrecciati di rinascimenti e medioevi, hanno la grazia degli elfi, la lontananza delle streghe. Sono cesellate come templi: pennellate di ori e fiocchi d’argento. D’altronde, lui ha un destino d’arte nel nome: si chiama Michelangelo.
Di questo giovane artista della provincia di Venezia è uscito da poco l’ultimo libro, accompagnato dal testo della scrittrice Chiara Lossani: Frida Kahlo nella sua casa Azul (Edizioni Arka, 2019, 40 pp., 16 euro). Dopo le prime figure: l’ermetica, rossa Biancaneve e la liquida azzurro-verde Sirenetta, Rossato si concentra su una protagonista che, come il suo splendido Marco Polo, non viene dalle fiabe ma dagli intrecci della realtà, spesso i più incredibili.
In queste pagine si racconta infatti, con poesia e precisione insieme, la vita dell’enorme, infuocata artista messicana. Dall’infanzia al grande abbraccio dell’arte, all’incidente funesto, alle continue campane del dolore, all’incontro con Diego Rivera, la sua storia di passione. Fino alla fine, che per una donna come Frida non si può davvero definire tale. Perché così come, malgrado tutto, lei ha dato fuoco alla vita, con la sua tavolozza e quei suoi occhi belli e diretti, così dà fuoco alla morte e diventa un’araba fenice fiorita, piena di gioielli. Rinasce fotografia, dipinto, francobollo, leggenda.
Quelli di Frida Kahlo nella sua casa Azul sono fogli che esplodono di colori, come sarebbe piaciuto a lei, che cantano, urlano alla vita, con le parole e i tratti, e, nonostante tutti i piccoli teschi che da tradizione messicana brulicano e compaiono tra frutta fiori e uccelli, godono di un surplus di vita. Perché Michelangelo Rossato per quest’opera non ha semplicemente disegnato, ma ha scelto di tagliare e incollare nuovi strati (di carta colorata, macchiata, di erbe, foglie, buste, centrini) al suo primo tratto a matita. E la sua arte si distingue per il grande lavoro di ricerca: dalla farfalla alla stoffa, anche i più piccoli particolari che si trovano sulla carta non vengono mai a caso. È un libro, ma vuole assomigliare anche a un album di ricordi. È una storia che tende alla fotografia. È un omaggio alla tradizione di Frida («Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni» diceva) e dei suoi sogni così forti da squarciare la realtà.
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