“Avete sdoganato Freda nell’ambiente cattolico tradizionalista!”. Così mi ha accolto un esponente del nostro variegato mondo, tra lo spaventato e lo scandalizzato. Eh sì, perché un anno fa, iniziando l’avventura di “Traditio” a Verona, noi di “Christus Rex” abbiamo pensato di allargare gli orizzonti politici e letterari, confrontandoci con le Edizioni di Ar, organizzando delle presentazioni librarie, certamente non conformi, con Silvia, Anna Valerio e altri loro collaboratori, al fine di sciogliere alcuni pregiudizi e cercare attraverso la comune cultura umanistica dei punti di contatto, utili all’ identificazione di un comune nemico: la modernità, declinata in senso progressista. Abbiamo dato il “la” ad altri amici ed associazioni fuori Verona, che hanno preso spunto per fare altrettanto. Non è la prima volta che facciamo da apripista in nuove avventure e che contribuiamo a sfatare dei tabù. Non può che farci piacere
Incontrando Silvia Valerio ad ExpoLibri, in Fiera a Padova, abbiamo scambiato delle riflessioni, che dimostrano proprio che la cultura e la base anti-progressista possono creare dei terreni di lotta comune su tematiche di scottante attualità. E’ su queste sinergie che abbiamo focalizzato una chiacchierata con Silvia, giovane cognata dell’Editore. Se qualcuno si aspetta di trovarsi di fronte una sorta di clone ideologico-politico femminile dell’ “Autocrate” sbaglia di grosso, perché invece, incontra una ragazza sì molto determinata, ma con una propria personalità, che sa ben delineare. Puoi essere d’accordo o meno con ciò che pensa, ma sa ascoltare ed è profondamente attratta dalla religiosità. No, non è cattolica, sebbene trovi alcuni punti di contatto con il cattolicesimo, nell’accezione tradizionale, in merito alla critica del mondo moderno ed al primato dello Spirito sulla materia. Si definisce persona “molto spirituale”, adora Platone e non le piacciono effimere mode e la banalità. Non è una ragazza comune, perché non tutte iniziano a scrivere racconti, fiabe e pamphlet, fin dall’adolescenza. Ha un’intelligenza vivace, che vive attraverso uno splendido rapporto con la sorella maggiore Anna, assieme alla quale ha da poco terminato la stesura del suo primo romanzo: “Non ci sono innocenti”.
Per lei è un grande traguardo essere giunta alla narrativa, volontariamente attraverso un romanzo storico – come non le dispiace venga definito il suo libro – e non un saggio: la sua prima finalità è quella di raccontare la verità su quanto avvenne alla fine degli anni ’60 in Italia, tramite le idee, le pulsioni, l’azione dei protagonisti dell’epoca, in particolare di Freda e Ventura. Oltre ogni mistificazione, senza apologie, attingendo da fonti originali dell’epoca e soprattutto facendo interviste a coloro che in quegli anni militavano da una parte e dall’altra nel Movimento Studentesco, Silvia Valerio vuole raggiungere il cuore e non la mente del lettore, in un gioco di realismo e sentimento, che probabilmente non si possono scindere tra loro, come l’anima, in questa vita, non si può scindere dal corpo. Come l’etica non si potrebbe scindere dall’estetica. Come la Politica (intesa come nella Grecia classica, la massima espressione della giustizia e della bellezza) dall’Idea, come la volontà dall’azione.
La finalità di chi ha creduto di poter cambiare il sistema parlamentarista, così come lo conosciamo in Italia, era quella di riportare la Politica al centro della vita per il bene comune, ponendo in subordine l’economia, in uno Stato ordinato organicamente. Ma la vita prevede anche il male, purtroppo. La Valerio, che non ha ricevuto una formazione cattolica, lo definisce come “un elemento del vivere da rigettare il più possibile, ma che non va banalizzato”. Gomez Davila, non a caso, parlava della ‘misteriosa necessità del tremendo’.
Il progressismo è il concentrato di tante forme di male in quanto sovversioni dell’ordine, dell’etica e dell’estetica, dei valori e dei principi che hanno fatto grande la nostra civiltà e che elevano l’individuo verso l’Alto, verso l’ascesi e la mistica, di cui ammira molto quella Cristiana del periodo Medievale. Soprattutto se le si parla della Grazia divina, così come intesa dal Cattolicesimo, le si illuminano gli occhi di curiosità e di attrazione perché interiorità ed esteriorità, bene e male sono principi assoluti e pensare che la storia possa essere determinata da una Grazia soprannaturale, sebbene poco comprensibile, la affascina non poco.
Ma Silvia non è soltanto filosofia, storia e narrativa. E’ anche concretezza. Sa che, sebbene questo tipo di mondo non le piaccia, si devono fare i conti con quello che passa il convento. Guarda con curiosità alla vittoria di Trump negli Stati Uniti, anche se lo aspetta alla prova dei fatti. Gioisce sarcasticamente per le reazioni scomposte dei nemici politici di sempre, dichiarando che da Oltreoceano viene quantomeno un segnale di cambiamento, per cui si è stanchi della globalizzazione, del mondialismo, nonché del sistema liberale. Ed è pronta a votare “No!” al referendum costituzionale del 4 dicembre. Ovviamente per contribuire a indebolire i progressisti, che ora vogliono la riforma. E il suo sindaco, il leghista Bitonci, sfiduciato da pochi giorni? Le piaceva l’impronta decisionista che aveva dato a livello amministrativo, in particolar modo su ordine pubblico e pulizia, per cui lo rivoterebbe, qualora si candidasse.
E noi la lasciamo, sorridente, tra i suoi numerosi libri e i suoi coetanei, che non hanno l’aria di aspettare l’ora per la discoteca ma dimostrano di avere ancora nell’animo quell’argento vivo dei ventenni che vorrebbero costruire assieme agli altri un mondo diverso, migliore, all’insegna della tradizione e dell’identità.
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