Il delitto “per vedere che effetto fa” al tempo del progresso senza ideali – pubblicato su Barbadillo.it

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Dobbiamo essere felici, in fondo, perché viviamo in un’epoca di progresso. Dobbiamo ringraziare il progresso se le donne non muoiono più di parto e i bambini di morbillo, se possiamo volare da un capo all’altro dell’Europa in giornata, se ci è garantito uno stile di vita alto e non c’è più la guerra – quelle in Medio Oriente non contano, sono troppo, troppo lontane perché ci possano colpire davvero. Ora i bambini possono avere tutti i giocattoli che vogliono, le ragazze tutti i vestiti, tutti gli studi, tutte le cover del cellulare, gli adulti tutto il cibo, tutte le donne, tutto il divertimento che vogliono – anzi, stiamo diventando raffinati e capricciosi intenditori di questi nuovi piaceri: dal cibo non ci aspettiamo solo nutrimento, vogliamo un’‘esperienza’, dal vestito pretendiamo una ‘storia’, dal divertimento una ‘rivoluzione’. Rivoluzioni, passioni, storie, esperienze, abnegazione le abbiamo eliminate dalle nostre giornate per confinarle nello spazio dopo le 19 e nel weekend. Continua a leggere

Questionario proustiano sulla scuola #18 – ANDREA STOPPA. Oriente magister vitae – pubblicato su Barbadillo.it

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“Se noi abbiamo coscienza di quel che è giusto e non lo compiamo, allora manchiamo di coraggio.”
“Di tutte le cose la sincerità è fine e principio: nulla verrebbe ad esistenza mancando la sincerità. Non rimproverare alcuno, ma rimani sempre attento a non smarrire la retta via.”
“È solo una melagrana colui che quando apre la bocca mostra tutto il contenuto del suo cuore.”
Sono sentenze raccolte nel Bushido, il codice comportamentale dei samurai, ma che potrebbero (o dovrebbero?) essere insegnate in qualsiasi scuola media italiana. Tramontata da un pezzo l’epoca dei bushi, i guerrieri leggendari per il loro valore, lo spirito eroico e votato alla perfezione degli antichi giapponesi è sopravvissuto nelle arti marziali, isola felice nel mare demenziale di pilates, ciclette e spinning. E, in fondo, che cosa c’è di più formativo di una disciplina che ti richiede energia insieme a costanza, slancio e autocontrollo, agilità e strategia, bontà del corpo e bontà dello spirito? Continua a leggere

Da aprile, nelle librerie meno raccomandabili

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Dopo cinque anni di ossessione intervallata da momenti in cui non ne volevamo più sapere dell’opera (che ci sembrava troppo più grande di noi), ieri sera abbiamo salvato per l’ultima volta il documento word e l’abbiamo allegato alla mail per spedirlo. Abbiamo ricacciato indietro i rigurgiti di perfezionismo residui, che ci volevano far rileggere ancora certe pagine, riverificare per l’ennesima volta le battute in veneto, le coincidenze storiche, i dettagli ambientali, i proverbi, i movimenti, i colori, le stagioni, i tessuti. Poi io ho telefonato a Curzio Vivarelli per la copertina: niente acqua, niente freddo, qualcosa di bello e profondo. Gli ho dato alcuni spunti: una tragedia di moltitudine e solitudine; un tempo immobile; costanti tentativi di ribellione, rabberciati da una fantasia che sopperisce agli scacchi della sorte; una volontà in guerra contro tutto, continuamente messa alla prova. Una fortuna dalle ragioni molto misteriose. Continua a leggere

Questionario proustiano sulla scuola #17. ROBERTO GAGNOR. Con la testa tra le nuvolette – pubblicato su Barbadillo.it

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Le sue parole sono tutte un’esclamazione, un’esplosione, una festa – non a caso, Roberto Gagnor fa uno dei lavori più belli del mondo, e cioè scrive storie per Topolino, coronando il sogno di quando era un undicenne con la passione per il fumetto nonché fan sfegatato del disegnatore Giorgio Cavazzano (con cui è arrivato a lavorare). Oltre a fare di mestiere lo sceneggiatore dal 2003, ora Gagnor la sua arte la insegna anche a chi ha la stessa passione, all’ICMA di Busto Arsizio e all’Accademia 09 di Milano, e poi è regista, autore televisivo e radiofonico. Ha firmato il cortometraggio Il numero di Sharon, un piccolo capolavoro di delicatezza e ironia, vincitore del concorso “Talenti in corto”, e la sceneggiatura del film tedesco Sommer auf dem Land. Cosa c’è di tanto bello nel fare lo sceneggiatore? Farsi sommergere dalle storie, storie osservate, storie catturate, storie immaginate, storie giustapposte, aprirsi mille strade, vivere non una vita, come tutti, ma molte di più, senza nemmeno prendere l’aereo. E poi dimostrare a chi diceva “non leggere fumetti, studia!” che i percorsi non sono sempre così duri, tristi e scontati come volevano farci credere. Nella vita, come a scuola, dovremmo imparare a strabuzzare gli occhi, mandare giù la saliva e fare qualche linguaccia di più. Continua a leggere