Come sono contenta come sono felice. Da oggi niente più Padre Pio in giro. Ho una certa prepotente avversione per il tale, sempre a provocarti mezzi infarti emergendo a tradimento con quegli occhioni cerchiati dai taccuini di mezzo mondo; sempre a spuntare quando meno te l’aspetti al posto di un segnalibro cristiano (e passatemi il termine); sempre a ciondolare tra un ambipur e l’altro negli abitacoli delle auto e se io fossi della Motorizzazione Civile revocherei la patente vita natural durante a quelli che vanno in giro con pupazzetti ciondolini rosari e diffusori d’essenze in mucchio, perché voglio proprio vedere come uno può mantenere l’attenzione sulla carreggiata con quelle boccettine sospese sopra la testa come una spada di Damocle. È un’antipatia senza fondamento, la mia, beninteso, non c’è niente di razionale, anche perché io di siffatte questioni non me ne intendo. Ma insomma, gioiamo: da oggi il suo faccione lo vedremo finalmente sostituito. Sì, perché il santo più popolare diventerà Bartolomeo Diaz. Chi?? L’esploratore? Quello che alle elementari si confondeva puntualmente con Vasco da Gama, Amerigo Vespucci, Giovanni Caboto e meno male che c’era anche quel simpaticone di Antonio Pigafetta che con quel nome non si confondeva mai? Sì, proprio lui. È diventato santo. Ma guarda! Come passa il tempo! E come è successo di preciso? Bisogna riconoscere che uno spirito acuto con sufficiente sensibilità teologica se ne sarebbe accorto subito, solo considerando il suo operato in vita.
Come lo chiamate voi uno che trasforma un capo delle Tempeste in capo della Buona Speranza (perché il re Giovanni II fu ispirato da lui, sicuro). Uno che parte alla ventura sulla sua barchetta legnosa e viene sballottato dalle varie tempeste fino all’estremità sud del continente africano, guarda caso. Uno che crepa non si sa bene come, non si sa bene dove, non si sa bene quando. Un perfetto cristiano. Insomma, Bartolomeo santo subito. Poi, la cosa è evidente. Non vi siete mai accorti che quando passa lui non cresce più malerba – ma solo, rigorosamente a due a due, ciuffi di insalatina novella? Che, sotto il benefico influsso del suo sguardo, le cose si moltiplicano in modo strano e meraviglioso? Mettiamo il caso che voi abbiate due palle. Dopo di lui, vi ritroverete quattro calle di più nell’orto e… qualcosina di meno da un’altra parte. Siete alle prese con due stronzi?
Passa Bartolomeo, con la pipa in bocca guai a chi la tocca (anzi, ora che ci penso, toccala pure tanto farà di sicuro qualche miracolo), e là! In salotto quattro bonzi sono disposti a disquisire filosoficamente con voi di Karma tè verde e principi buddhisti. Attento! Stai per calpestare un pezzo di… merla! Una bella merla marrone! Ma che grazioso uccellino. Ma come cinguetta soave! Chissà se ci sono anche i pulcini. Come mi piacerebbe metterci una mano sopra… Dev’essere di sicuro merito di Diaz. E poi non vi dico (tanto è facile immaginare) da dove è sorta tutta la roba che mi ritrovo in camera: mazzi sprazzi lazzi pistoni limoni galli cedroni e collane collane collane. Sì, soltanto a scriverne, garantisco che ora mi sento effettivamente più serena e ben disposta di prima, di gran lunga più propensa all’accomodamento, alla diplomazia, al pressapochismo; comincio giusto ad avere qualche problema di spazio, ma va bene lo stesso. E così è deciso.
Per la festa del giorno 22 febbraio scalzeremo dalla sua cattedra S. Pietro apostolo che ha un po’ stufato, e ci insedieremo Bartolomeo Diaz martire, protettore dei doppiatori, delle doppiette, dei doppioni e per finire, in genere e senza particolare distinzione, di ogni doppiezza. Per le questioni della sua sfera d’influenza bisognava essersene accorti già dopo che si specializzò nel doppiare il celebre capo, ma la conferma teologica è giunta in questi ultimi giorni dal mondo calcistico. Già. Perché se l’inesorabile norma antibestemmia nata da poco ma già cattiva come tutti i bambini ha colpito e affondato ben quattro giocatori (tre più un allenatore, per la precisione), rei di aver infangato il nome del buondio invano, il clivense Michele Marcolini si è salvato il c…apodibuonasperanza grazie al santo portoghese. Come? Mentre gli altri quattro dell’ave maria hanno bestemmiato come Dio comanda – e scusate l’ironia – Marcolini se l’è presa con l’esploratore, uscendosene in “un’espressione gergale in uso nel Triveneto e in Lombardia, con becero riferimento a Diaz”.
E non si sa perché e non si sa perché. Anzi: lo si sa benissimo. Evidentemente San Bartolomeo ha fatto un miracolo dei suoi. È volato silenziosamente sul campo, col suo cocchio, anzi due, che cavalca stranamente con un piede in una staffa e l’altro in un’altra, si è portato vicino al protetto gialloblu e prima che partisse lo strale diretto al padre del ciel, S. Diaz si è frapposto, e come lui solo sa fare ha ammorbidito il tutto, ha confuso le parole, ha suggerito moderazione, ha permesso il salvataggio della capra e (lo sfogo) dei cavoli, e se lui alla fin fine ci ha rimesso, poco male. Pensate, Diaz, santo davvero due volte buono, non solo non ha fatto caso all’insulto (anzi, lui stesso l’ha ispirato. Una sorta di penitenza?), ma addirittura ha evitato al fedele il raddoppio della pena (osservare la simbologia del due che ritorna ossessivamente), cosicché adesso Michele può godere di un solo turno di stop.
Ecco perché santo ed ecco perché martire. Ora però, così ben disposti come siamo per l’intercessione di S. Bartolomeo dal Portogallo, anche noi vogliamo chiedergli una cosa. In qualità di zia e a nome di tutta la categoria cui appartengo, domando la grazia formale per i fratelli delle sorelle e i fratelli dei fratelli, inconcepibilmente oggetto di una serie di sproloqui offensivi, alcuni pure di dubbia interpretazione (”zio billy”). In quanto donna, reclamo la difesa della cosiddetta “madosca”, non meglio conosciuta ma sicuramente di sesso femminile, forse cugina dell’altra, la “maronna”. In quanto sensibile alle tematiche ambientali, mi viene uno sfogo di pianto irrefrenabile ogni volta che sento gente con faccia truce esclamare “porco mondo”. E che dire delle povere “ostreghe”, ostriche veneziane, che sobbalzano nella sabbia e ormai hanno le palpitazioni tutte le volte che vengono nominate? Insomma, santo Diaz, pensaci tu.