È Pasqua – e in fondo, sulla falsariga del figlio di Dio, è tempo un po’ per tutti di risorgere ed ergersi. È Primavera – e si sa, ai primi tepori d’aprile la gente diviene per magia più predisposta al dialogo (amoroso) e agli scambi interculturali (e di coppia). E come se tutto questo non bastasse, c’è pure quella goccia di pioggia sufficiente a ispirare strani processi analogici e catagogici nei più predisposti da mamma Natura. Eh sì, perché sennò non mi spiego come certe cose possano venire in mente. In mentula, anzi. Ecco, l’ho fatto di nuovo. Ho parlato in latino. Lo so che non dovevo. Lo so che non si può. Mea culpa mea culpa mea maxima culpa. Oddio, ancora! E va bene, lo ammetto. Sono scossa.
È successo qualcosa che mi ha lasciata senza parole – almeno italiane. Ma non solo me, sapete. La stranezza è che sto assistendo al verificarsi di svariati e straordinari fenomeni fisici. Ad esempio, avevo preso in mano una matita per scrivere, ma la mina HB ha preferito stare chiusa in sé stessa e malgrado numerosi tentativi non ne ha voluto sapere di scendere. Mi sono avvicinata al computer e ho subito provato la netta sensazione che si fosse rimpicciolito. L’acqua nella bottiglia da mezzo litro, giuro, s’è asciugata. Il fiorellino schiusosi stamane ha evidentemente cambiato idea perché due secondi fa c’era solo un bocciolo. La chiocciola sul davanzale neanche a parlarne – non contenta di essersi ritirata nel proprio guscio, ha fatto sparire anche quello, tanto che se guardate adesso c’è rimasto giusto un puntino nero. Quindi, sono filata in cucina a farmi un caffè per la direttissima, dato il preoccupante stato in cui mi trovavo.
Volete sapere com’è venuto fuori? Ristretto, ovviamente. E poi, da elencare ci sarebbero tutti quei sintomi che avverto in prima persona. La pelle mi si secca. I pori, tutt’altro che dilatati, è un miracolo se non si sono già definitivamente occlusi. Così, ho tentato di psicanalizzare me e le cose circostanti. La conclusione è semplice: certe proposte restringono. Punto. Predispongono all’introspezione, al raccoglimento e alla solitudine più monacale – voi non sapete quanto. Di conseguenza, per una sorta di emulazione, anche parole e sinonimi mi perdono spessore. Si rivolgono esclusivamente al proprio particulare e degli altri chissenefrega. Io cerco tanto di esprimere il fatto. Ma che ci posso fare? La questione è scabrosa… la persona in questione anche… la proposta della persona in questione non ne parliamo… Capitemi: è comprensibile pensare di rifugiarsi nel latino, apporta una certa serenità morale ispira protezione e speriamo che qualche declinazione metta per bene a posto le cose. Rosarosaerosaerosamrosarosa. Rosaerosarumrosisrosasrosaerosis.
…
Allora? È passata?… È ancora lì?… Sì? Dio, Gesummaria, è ancora lì, la minaccia alla mia rosarosae, quella spada di Damocle – e mai paragone fu più calzante, credetemi! –, quel cannone puntato contro la mia tranquillità di fanciulla, quel… non posso neanche dire barbablù siccome di barba il tizio è piuttosto povero. Ah! Mi arrendo. Visto che pure il latino traditore mi ha abbandonata, lungi dal sortire il suo sperato effetto, mi arrendo e vi rendo le dovute spiegazioni. Prendo il toro per le corna. Ma sarò breve – non uso gareggiare in lunghezza con nessuno, io, a differenza di qualcun altro, e viste le ristrettezze linguistiche in cui verso oggi non mi sarebbe proprio possibile. Perché il solo pensarci mi rende semplicemente telegrafica…
Oggi addì 4 aprile 2010 stop ricevuto proposta ufficiale sverginamento da tal Omar Galanti (cognomen non omen n.d.a.) stop pornoattore vercellese nemmeno troppo avvenente stop evviva eufemismo stop previo contatto con talaltro G. M. ingegnere in vita content management in morte in sorte pardon stop misure angoscianti venticinque lunghezza venti circonferenza si grida ai quattro venti stop motivazione Silvia Valerio cessare sparare cazzate stop sic sic stop sottoscritta capire poco ragione sorgere pornoattore stop Silvia Valerio piuttosto ordini minori stop sottoscritta sperare tanto cessare dire cazzate pornoattori e simili stop.
Stop. Stop, e ancora stop. Perché repetita iuvant, no?